giovedì 26 maggio 2011

I parlamentari hanno votato per abolirsi la pensione che spetta dopo 5 anni di legislatura. Ecco come è finita

Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei  Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari  dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento  risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono  versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione.
 
Ecco com'è finita:

 
*       Presenti 525
*       Votanti 520
*       Astenuti 5
*       Maggioranza 261
*       Hanno votato sì 22
*       Hanno votato no 498
 
 
i 22 che hanno votato SI' sono:
BARBATO, BORGHESI, CAMBURSANO, DI GIUSEPPE, DI PIETRO, DI STANISLAO,DONADI,
EVANGELISTI, FAVIA, FORMISANO, ANIELLO, MESSINA, MONAI, MURA, PALADINI,
PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI, PORCINO, RAZZI, ROTA, SCILIPOTI, ZAZZERA.
 
 
 
 
Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera :
 
 
" Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l'idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una  pensione, di versare contributi per quarant'anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il  Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata.
 
Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il  parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000  euro al mese di vitalizio.
 
Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per  sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un  assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese.
 
C'è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in
Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.
 
Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra  proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del  giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per  i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i  contributi che a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza, se il  deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l'INPS ha  creato con gestione a tassazione separata.
 
Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri  nell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di  ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti  realizzati.
 
Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che  non esistono dunque diritti quesiti (forse acquisiti?? n.d.r.) e che, con  una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere  nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al  bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani  circa 150 milioni di Euro l'anno. "
 
 
Non ne hanno dato notizia né radio, né giornali, né Tv.
 

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